Come diventiamo ciò che siamo

Nel giorno del suo 38esimo compleanno, il filosofo francese Michel de Montaigne decide di dare una svolta drastica alla sua vita. Si dimette dalla carica di giudice, si chiude nella sua biblioteca privata e trascorre il resto della vita a scrivere saggi sull’argomento complesso e misterioso che più di tutti lo affascina: se stesso. Ben presto si rende conto che si tratta di un’impresa folle, perché la sua personalità cambia costantemente e non può essere descritta in modo univoco, cosa che però non gli impedisce di continuare a cercare risposte alle sue domande. Da allora parecchie generazioni di pensatori hanno cercato di rispondere al seguente quesito: come diventiamo ciò che siamo? È l’ambiente a plasmare la nostra personalità? E che ruolo hanno i geni? Oggigiorno ereditarietà e ambiente non sono più considerati poli opposti, ma parti di un tutt’uno.

Che cos’è la personalità?
Quando parliamo di personalità, intendiamo due cose: il temperamento e il carattere. Il temperamento si manifesta nelle reazioni emotive, è in gran parte innato e rimane relativamente stabile nel corso della vita. Il carattere, invece, si sviluppa via via ed è plasmato dagli influssi culturali e dalle esperienze personali.

La nostra personalità può essere definita attraverso cinque tratti fondamentali, i cosiddetti Big Five. Questi tratti sono emersi da un’analisi internazionale di 18’000 possibili caratteristiche e sono: estroversione (socievolezza), apertura mentale (interesse per nuove esperienze, impressioni), gradevolezza o amicalità (disponibilità a cooperare), coscienziosità (scrupolosità, affidabilità) e stabilità emotiva (equilibrio, tranquillità). Come sono suddivisi questi tratti tra le varie fasce di età? Cambiano nel corso della vita o rimangono stabili?

La coscienziosità aumenta nella mezza età...
Il team guidato dalla ricercatrice tedesca Jule Specht ha esaminato sull’arco di quattro anni i tratti della personalità di 15’000 volontari di età compresa tra i 16 e gli 82 anni. Le differenze maggiori tra i gruppi di età sono emerse a livello di coscienziosità. Generalmente i giovani adulti non hanno ancora progetti precisi e sono poco strutturati, ma tutto sembra cambiare prima dei 40 anni. Tra i 20 e i 40 anni, la coscienziosità cresce molto rapidamente. Anche la gradevolezza o amicalità sembra aumentare nel corso della vita, ma generalmente solo in età avanzata, ossia dopo i 60 anni. Viceversa, l’apertura mentale diminuisce con il passar del tempo: i volontari più anziani erano in generale meno interessati all’arte moderna o alle innovazioni tecniche. La stabilità emotiva e l’estroversione, infine, sono più o meno stabili nelle varie fasce di età.

...e diminuisce dopo il pensionamento
Che influsso hanno sulla personalità eventi come l’entrata nel mondo del lavoro o il pensionamento? A questo riguardo è stato notato un effetto interessante: i dati analizzati da Specht hanno evidenziato che in generale la coscienziosità aumenta parecchio con l’entrata nel mondo del lavoro, mentre tende a diminuire dopo il pensionamento. «La vita professionale sembrerebbe avere un influsso positivo sulla tendenza alla ponderazione e all’abnegazione. Quando improvvisamente questa caratteristica non è più richiesta, si inizia a pretendere meno da se stessi. In psicologia questo fenomeno viene anche definito “effetto dolce vita”», afferma Specht.

L’influsso dei geni

E che ruolo hanno i geni? Il loro influsso si ripercuote soprattutto sull’estroversione e sulla stabilità emotiva. I geni influiscono sensibilmente anche sul conservatorismo, l’esatto opposto dell’apertura mentale. I fattori ambientali, dal canto loro, sembrano essere più decisivi a livello di religiosità e di impegno ecclesiastico. Non è stato invece trovato alcun influsso significativo dei geni sull’atteggiamento nei confronti degli stranieri o di altre etnie.

Studiando delle coppie di gemelli monozigoti geneticamente identici, i ricercatori vorrebbero scoprire in che misura i geni determinino lo sviluppo della personalità. «Riassumendo i risultati delle varie ricerche, si può affermare che i geni possono avere un influsso importante sulla personalità. Tuttavia, anche i fattori ambientali possono essere decisivi», spiega il neuroscienziato Norbert Herschkowitz.

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